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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Castello di Solanto

Castello di Solanto




Edificato al tempo di rè Ruggiero sopra una grande scogliera, era anticamente destinato, come tanti altri, a protezione di una attigua tonnara.
Questo piccolo baluardo ebbe in dono dalla sorte di divenire improvviso ed imprevisto asilo della più bella e nobile delle regine di Sicilia, in un momento della sua vita di donna e di sovrana denso di terrore.
Da una sala di esso ci balza incontro, narrato a vivi colori in una serie di dipinti, questo episodio dei tempi antichi, che non è leggenda ma storia. La romanzesca fuga di Bianca di Navarra da Palermo, avvenuta nel 1410, per sottrarsi all'accanito e potente Bernardo Cabrera che voleva a tutti i costi far suoi la donna e il regno.
Egli infatti, dopo averla assediata di castello in castello per quasi tutta l'isola, tentò sorprenderla di notte nello Steri di Palermo mentre Bianca, avuta notizia del suo arrivo, fuggì disperata con le sue ancelle e, per la gran fretta, rinunciò pensino a vestirsi.
Seminuda e con i lunghi capelli disciolti, corse verso il porto dove trovò rifugio sopra una galera ormeggiata presso la riva.
Le ombre della notte celarono il misero spettacolo della orgogliosa regina, ma pur sempre fragile donna che assieme alle sue dame, con la lunga camicia tirata fin sopra i ginocchi entrava senza esitare nelle gelide acque del mare per raggiungere la salvezza. Frattanto il vecchio Bernardo giunto allo Steri e non trovatavi la bella preda, penetrò nelle sue stanze appena abbandonate e furente di rabbia e di desiderio fece «molte cose apertamente in guisa di un matto».
La fuggitiva navigava intanto alla ricerca di un asilo, che trovò nella piccola rocca di Solanto.
Tutte scene riprodotte nei quadri.
Cabrerà la raggiunse poi anche qui e cercò ancora, con lusinghe e minacce, di piegarla ai suoi voleri finché il 15 febbraio di quel 1412, alla presenza degli ambasciatori spagnoli, venne concluso un accordo per il quale furono convocati al castello Antonio Moncada e Calcerando Santapau per parte di Bianca, e Arcimbao di Foix e Artale di Luna pel Cabrera.
Accordo fatto tutto a vantaggio di lui e danno della regina ma che viene subito dopo violato dai partigiani di essa.
E tale storia, che a volte sembra un romanzo, continua...
Quale proprietà demaniale il castello venne assegnato da Federico III a Manfredo Layhabixa, dietro certo compenso sugli introiti della tonnara.
Successivamente re Martino, nel 1392, concesse castello e tonnara a Francesco de Casaya. Il figlio di questi nel 1415 vendette il castello a Corrado Spadafora e nel 1500 circa apparteneva ancora a questa famiglia, nella persona di Giovanni Antonio Spadafora barone di Solanto.
In seguito esso pervenne a Gerardo Alliata, genero dello Spadafora (1517) alla cui casa rimase fino al 1660 circa con Ludovico Alliata barone di Solunto. In quell'epoca venne venduto ad asta pubblica ed acquistato da Asdrubale Termini duca di Vatticani.
Al tempo di Carlo II furono signori del castello Francesco Catena (1666) e poi Mario Antonio Ioppulo Colnago principe di S. Elia (1682).
In seguito, per linea femminile pervenne a Cristoforo Riccardo Filingeri principe di S. Flavia (1765).
Si vuole che poi Ferdinando I di Borbone vi abbia soggiornato per alcuni mesi, dilettandosi di pesca.
Interessanti, in una piccola sala del castello, gli stemmi dei signori che lo possedettero da rè Ruggiero in poi fino al 1879, anno in cui pervenne a Benedetto Mantegna principe di Gangi i cui discendenti ne sono tutt'ora proprietari.
(Alba Drago Bertrandi -Castelli di Sicilia-Brancato Editore)



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